L’ansia è un’ospite indesiderata della vita adulta – come intelligentemente suggerisce il film della Pixar Inside Out 2, in uscita il prossimo anno. Una strizzata d’occhio al pubblico adulto, che sicuramente si sentirà coinvolto, e forse un po’a disagio, ancor prima dei bambini.
Opinione pubblica, cultura contemporanea, strategie di marketing e comunicazione si allineano nell’importanza da attribuire allo stress come fattore di rischio per la serenità individuale e sociale. Quanto può condizionare le nostre scelte e i nostri lapsus?
Se lo stress caratterizza il mondo contemporaneo alla radice, l’ambito lavorativo è tra i contesti più esposti al rischio per la salute mentale.
La connessione digitale a ogni ora, i ritmi serrati e le aspettative sempre più alte hanno contribuito a creare ambienti di lavoro che privilegiano la competizione piuttosto che la cooperazione, lasciando margine per l’emergere di conflitti, mobbing, depressione, insonnia e burnout. Oggi, più che mai, è cruciale affrontare il rischio da stress lavoro-correlato e investire nelle misure necessarie per promuovere la salute mentale sul luogo di lavoro.
Per inquadrare con rigore i rischi da stress sul luogo di lavoro, occorre esaaminare il fenomeno secondo modelli di riferimento adeguati.
Innanzi tutto, una definizione: lo stress correlato all’attività lavorativa si manifesta quando le richieste dell’ambiente di lavoro superano la capacità del lavoratore di affrontarle o controllarle. Non si tratta di una malattia, ma di una tensione psicologica intensa che può causare problemi di salute, anche fisica, se prolungata nel tempo, con impatto sulla produttività e sulla qualità del lavoro.
Secondo il modello dell’Aggravio di lavoro, lo stress lavorativo sarebbe causato soprattutto dalla combinazione di un eccessivo carico di lavoro e una scarsa possibilità di controllo sui compiti da svolgere. Infatti, anche in presenza di un carico di lavoro pesante, un lavoratore potrebbe non sentire la tensione se si ritiene in grado di gestirne la responsabilità.
Il modello dello Squilibrio tra sforzo e ricompensa, invece, ipotizza che lo stress lavorativo si riscontri in presenza di un elevato impegno da parte del lavoratore associato ad una scarsa ricompensa. Tale ricompensa non corrisponde necessariamente al solo guadagno economico, ma può essere anche legata all’approvazione sociale, alla stabilità lavorativa e alle opportunità di carriera.
Secondo la Commissione Europea, i fattori più comuni che possono determinare stress legato all’attività lavorativa sono: la quantità di lavoro eccessiva o insufficiente; scarsità di tempo a disposizione; mancanza di una chiara descrizione del lavoro da svolgere o di una linea gerarchica; ricompensa o riconoscimento insufficienti, responsabilità eccessivamente gravose, precarietà, esposizione a un rischio per la propria incolumità e sicurezza.
Le aziende che riconoscono l’importanza della salute mentale sul lavoro sono destinate a ottenere benefici a lungo termine. Investire in programmi di benessere, offrire risorse per la gestione dello stress e creare un ambiente di lavoro che promuova il supporto reciproco sono passi fondamentali per migliorare la salute mentale dei dipendenti.
Affrontare lo stress lavoro-correlato e promuovere la salute mentale, infatti, non è solo una questione di responsabilità etica, ma anche un investimento strategico. Un ambiente di lavoro sano ed equilibrato non solo migliora la produttività ma contribuisce al benessere dei dipendenti e al rafforzarsi della cultura e dell’indentità aziendali.
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